poco

Sai, sapete
vi voglio bene
e non so perché
perché non ve lo meritate
perché siete così assenti
così schematici
perché?
Perché rispondete sempre
quello che mi aspetto
perché non mi mandate affanculo.
o rimanete zitti,
semplicemente.
Perché siete così dolci e persi
che mi posso solo innamorare
perché non mi lasciate stare?
Che vorrei ingoiare il mondo
per dire che so tutto
che l’ho dentro
Che vorrei guardarvi in faccia
senza essere attratto da voi
sostenuto, serio
che belli che siete
quanto poco dura la vita
per conoscervi e capire
farmi capire
trovare un linguaggio
per parlare
e discutere tranquilli
di cose che non contano niente
mentre occhi ed anima fanno
il lavoro
intrecciandosi, eternamente
spiegandosi, dove non c’è niente da spiegare
ma solo sentire
testimoniare secondi di vita
ognuno più bello dell’altro
confesso
un po’ vi amo.

La lingua dei mostri

I mostri che ci abitano dentro
le bestie, che pure somigliandoci
camminano in un labirinto di specchi
che li deforma
non sono nati mostri
nulla di noi nasce bestiale
distorto
ma il tempo
la vita
e la direzione che prendiamo
spesso ci fanno ignorare
quello che di noi si perde
e rimane
ramingo e solo
nei corridoi specchiati
della coscienza.

Proviamo ad ucciderli
ma ogni volta che li colpiamo
che affondiamo il coltello dentro l’anima
di quello che siamo
non li uccidiamo
ma diventano solo più deformi
rabbiosi

Proviamo ad ignorarli
ma i nostri mostri crescono con noi
sono forti come noi
e sono soli
quando meno ce ne accorgiamo
spuntano, prendono parola
cercano di uscire
disperati come sono
per trovare
chi li può ascoltare.

Fanno paura, i nostri mostri
nascosti nel buio, feriti, ignorati
dai comandanti della nostra anima
messi da parte per le emergenze
messi da parte per la vergogna
messi da parte per la paura.

Messi da parte,
tanti o pochi
quanti sono
urlano per uscire
in una lingua che
non puoi capire.

Escono fuori, lottando
ma se non li capisci tu
nessuno li capirà

Bisogna parlare, coi mostri
prendere tempo per imparare
la lingua dei mostri
non vergognarsi
dei mostri che abbiamo dentro
ma trattarli per quello che sono
fotografie viventi
della nostra autoincomprensione
che abbiamo fatto finta
di dimenticare.

Bisogna sfilare fieri,
per strada
coi propri mostri
in modo che
gli specchi si rompano
in modo che
l’incantesimo si sciolga
dal loro sguardo
rendendoci uguali e diverse
espressioni, reazioni
vicende
della nostra vita
tatuate per sempre
nell’anima.

Capocoda

C’è una banda che suona
marciando per la strada
forse li seguo
e vedo dove va a finire
forse li seguo
e imparo a suonare
ma stanno andando
mi devo affrettare
non posso pensare
di pianificare
quello che posso diventare
quando trovi una banda
per strada
la devi seguire
da qualche parte
dovranno pure andare
è inutile pensare
cosa vuoi diventare
se non inizi a camminare
il cammino ti cambierà
la banda cambierà
ma resterà il viaggio
e di chi rimane indietro
bei ricordi
brutti ricordi
qualche rammarico
ma sono la in fondo
devi correre,
raggiungerli
non sei curioso di vedere
come va a finire?
e se finisse male?
e che cos’è esattamente male?
e se fosse un sogno?
e che cos’è esattamente un sogno?
poi con questo ruminare
la banda ti finisce per lasciare
indietro, solo, senza niente da fare.
Se rimani indietro,
prendi tutto il coraggio che hai
inizia a cantare, male bene,
come ti viene
se va male
ti verranno ad arrestare
e una volta fuori avrai
una nuova storia
da raccontare
se invece dietro di te
iniziano a seguirti
a suonare
vai dritto avanti
non fargli vedere
che non sai dove andare
dove capita va bene,
per la banda
che non ha faccia
non ha capo
non ha coda
ma continua a suonare
nella speranza di arrivare
riposarsi
ripartire
diversa di nuovo
senza di te magari
che sei diventato parte
del ricordo
del sogno.
Ma che cos’è un sogno?
L’angolo dove niente importa
tutto passa, in un linguaggio
che sapevi, e che devi ritrovare
l’angolo della strada, in cui
presto, molto presto, spunterà
la nuova banda da seguire
l’angolo dove se ti annoi
e se non ti vergogni di provare
puoi iniziare a cantare
camminare
da qualche parte
dovrai pure capitare,
dove capita va bene
per la banda
che non ha capo nè coda
ma continua ad esistere
e cambiare
che ore sono?
sento suonare.

Poco prima di dormire

Ho sonno e non dormo mai
non sono mai gentile come vorrei
come mai?
come mai siamo sempre
il contrario
di quello che immaginiamo?
come mai le nostre fantasie
che sembrano tanto brillanti
vengono scavalcate da una
realtà, così inaspettata
che le supera sempre
e ci fa apparire banali, piccoli
poco importanti
forse è quello che siamo?
dico piccoli
dico poco importanti?
forse è quello che dobbiamo
essere?
per far si che la realtà ci ignori
e che il mondo che abbiamo dentro
dato uno sguardo intorno
abbia abbastanza confidenza
per uscire fuori?
Forse dovremo fregarcene.
Di chi c’è al governo,
dei vicini di casa
forse dovremo abituarci
ad essere nudi
non vergognarci di essere pazzi
strani, brutti addirittura
non vergognarci delle voci dentro
che giustifichiamo spesso a parole
tradendo i nostri intenti
soffocando i nostri desideri

forse dovremo abituarci
e parlo al plurale
per non sentirmi solo
ad essere nudi
e ad essere feriti
forse questa cosa di volere
resistere, sopravvivere
non ci fa gioco

forse, e dico forse
dovremo danzare sui nostri dubbi
dimenticarli e ricordarli a piacere
forse dovremo approfittarci
dell’illusione che viviamo
per renderla magnifica
forse,
e dico forse
non ho le idee chiare
forse finiremo per consumare
nervi tendini e pazienza
amici amori sogni
leggende immaginazione
dio

forse è una cattiva idea
come reggersi su un piede
sul tetto di un grattacielo
che non sappiamo
come è stato costruito
e stare in bilico
tra cemento e cielo
e sentire le voci sì
impazzire ubriacarsi
consumarsi urlare
e chiedere scusa, sì
quando non ci sentiamo più
di volare
quando siamo fragili
e tutto ci fa paura
e non dovrebbe, invece
non dovrebbe

Quando crediamo all’illusione
e non dovremmo
quando inciampiamo in noi stessi
e non ci siamo

Quando pensiamo
di volere essere
tendenza ed espressione
dell’amore che va oltre
a quello che sappiamo
che abbiamo letto
e ce ne vergognamo
perché sì, perché son pensieri sciocchi
perché domani ci si risveglia
perché si va a lavoro
perché tutte le ragioni del mondo

Ma di sera, poco prima di dormire
tutte le ragioni del mondo
sono piccole, come te
tutte le ragioni del mondo
non valgono un minuto
di un sorriso
di una chiamata
di quel discorso e quelle persone
e quelle facce che mi devo ricordare
sì me le devo ricordare
delle voci che non ci sono più
che però fanno ancora eco
viene tutto facile
vive tutto
poco prima di dormire

Tutto si stringe piano
fino a domani
che è così distante
così lontano
e noi così piccoli
in quell’attimo
prima di dormire.

Ninnananna

Un chitarrista
cercando di addormentare
un bambino
suonava una ninnananna
un insetto
con cento piedi
e mille occhi
si poggiava sulle sue dita
ma non lo disturbava
ad ogni corda
muoveva una zampa
delle mille
e si spostava
con la canzone
ad ogni corda
partecipava
piccolo
nella ninnananna
e scorreva
nella musica
su tutte le dita
della sua mano
poi il palmo
e scorreva
con le sue corde
tutte le note
della canzone
ad un certo punto
che si perde
nel tempo
e nelle note
l’insetto ha preso il volo.

Il chitarrista
smette di suonare
guardando l’insetto
che vola nel cielo
tutto suo

Non hai sonno?

Il bambino non è scemo
conosce la sua mano
conosce il cielo
non ho sonno
la storia non è finita,
ancora
lui dove è andato?

il chitarrista, guardando
il bambino ed il cielo,
cerca un altro accordo
e inventa altre parole

il bambino guarda in alto
non ascolta
ed inventa una storia
la storia dell’insetto
che da una canzone
è salito al cielo
si addormenta

il chitarrista finisce
e guarda la sua mano
il bambino ed il cielo
e si chiede qual’è lo strumento
che ti porta così in alto

e passa la notte
di nuovo ancora
lavando via i dubbi
insettini curiosi
di domani
e domani ancora

Vertigine

In bilico
sul tetto di un palazzo
eccolo, che stava per
stava per
stava per farlo
la nausea
la vertigine
e in fondo tutto
tutto quello
che scorre
tutto quello
che manca
tutto quello
che vuole

In bilico
mentre le voci
la luna
dicevano
fallo
fallo
cosa hai da perdere
se hai dimenticato
tutto
e non appartieni
a niente
dicevano
vai, vai, vai
non sai come può
finire
vai, vai, vai
lo scoprirai

L’aria attorno
qualche soffio
di vento

vai, vai, vai
lo scoprirai

Scoprirai nel volo
di esserti pentito
e quando senza fiato
atterrerai, poi il buio
e la fine delle trasmissioni
oppure
un vento inaspettato
ti farà planare altrove
dove dovevi essere sempre stato

La vertigine, il vento
guardare in basso
e in alto
è uguale
se sei in mezzo

allora vai, vai, vai
e mentre le voci
la luna
riderà di te
ridi anche tu
perché questo
rimane
questo
hai perso
la tua risata
che è rimasta
dentro
persa
in quel bambino
lui!

Ma siete in due allora
e che c’entra la luna
con quell’altro
siete in due
nella vertigine
di questo grande palazzo

e quel vecchio che fuma
poco distante
e ti guarda ridendo
chi è?

Possibile
che in questa
vicenda
tutti ridano
meno che te
in bilico
e nella vertigine
vittima della tua luna
creatore della tua luna
luna,
in bilico

Guardi in basso
in alto
ovunque vedi
le piccole scaglie di te
sperdute nell’aria

Ti siedi
incroci le gambe
cerchi una sigaretta
il vecchio te la può offrire
ma c’è il bambino, meglio
non fumare

Guardi dritto,
i palazzi,
l’orizzonte
confuso
tra le luci

Guardi dritto,
concentrati
continua
a guardare
loro sono li
con te
fino alla prossima
vertigine
e la prossima ancora
e non ti lasceranno
mai cadere.

Bella catastrofe

Dopo la catastrofe
tutto si risveglia
quello che rimane
nel caldo di luglio
appiccicoso dalla pioggia
di poco prima

Dopo la catastrofe
i pochi, molti
pazzi, rotti, rimasti
si ritrovano, si aggiustano
un regalo.

Dopo la catastrofe
così stanco
il mondo
che ogni passo diventa
una vicenda
che belli, però
I palazzi distrutti
il mondo a pezzi
la coscienza libera
impazzita
i cuori in frantumi
che si cercano.

Dopo la catastrofe
goffi cerchiamo
di ricostruire
il mondo a memoria
disperati nello sforzo
di parlarci
come se tutto fosse nuovo

Che bella catastrofe
lei balla sul fuoco
cogliendo fiori
di filo spinato
cantando canzoni
come se nulla
fosse accaduto.

Ora

È un fastidio
scrivere sul cellulare
ricorregere
è ora
di dormire
di non pensare
al passato
non immaginare
il futuro
è ora di stare qui
adesso, anche se
adesso bisogna dormire
riposarsi, sognare
invecchiare
è ora, lo è sempre
di rendersi conto
che il presente
è per sempre
che il futuro
che cerchi
è nell’adesso
di quel che fai
è ora,
ed è adesso
anche quando
stai fermo
a rimuginare
di quelle parole
di quelle frasi
di quella persona
è ora ed è per te
magari per dormire
magari
è ora
non troppo tardi
neanche fra vent’anni
per stare nel presente
per stare
per te
per loro
è ora
senza nient’altro che te
perché non c’è altro
che rimane
di sicuro.
È ora, adesso
e lo sarà anche domani
quando sarà ora.
Devi solo esserci,
sempre
senza perderti
tra i passati
e i futuri
della tua mente.

Autunno

Seduto sul tempo che passa,
una foglia piccola
cade,
poi un’altra
Può essere autunno
se fa così caldo?
L’autunno di tutte le cose
quello scostarsi morbido
che ti dice che è ora
di prepararsi
che le tue estati ti salutano
che ci saranno altri inverni.
Che la vita si trasforma dentro
tutte le cose, che nulla è
eterno se ci aspettiamo che
rimanga nella stessa forma
ignorando che siamo seduti
in mezzo al tempo
da troppo tempo
e che bisogna fluire con lui
lasciarsi andare
lasciare andare
cambiare
capire
soffrire
come una piccola foglia
che cade
in mezzo all’autunno
di tutte le cose

Auto bio

Io sono Riccardo, bevo molto,
esagero a volte, e chi mi ama
deve stare attento, perché è
la mia prima vittima
sono impulsivo
e faccio un sacco di errori
mi vendo male
e questo l’ho già detto
ma è evidente
mi amo molto
mi amo poco
funziona così
Sono Riccardo
conosco l’assenza
il vuoto
ci costruisco dentro
sono vanitoso
e brucio dentro
mi autodistruggo oggi
per domani.
Sono Riccardo e mi confesso
perché non ho più voglia
di piacere
voglio solo fare proseguire
questa vicenda
Sono Riccardo ho un nome
una voce e un corpo
sono un imbroglione
e approfitto
della vostra pazienza
Sono Riccardo spalle
basse, in avanti
sono nervoso, agitato
non mi controllo
Sono Riccardo drogato,
ubriaco,
aggressivo mansueto
in bilico
Sono Riccardo mi odio
non posso frequentarmi
ma devo parlare devo andare
avanti
Sono mia madre
Sono mio padre
Sono i miei fratelli
Non sono capace di essere
brillante, leggero
se non per momenti
Sono Riccardo, che sta diventando
un aggettivo
per definirmi
Sono morto
deludendo tutti quelli che amavo
mi sono risvegliato
per giocare ancora.
Vita mia, a noi due
non ti mollo,
non ti lascio,
anche se a volte vorrei
vorrei riposare vorrei
dormire
Vita mia,
voglio solo amare
chi amo
voglio non aver paura
di perdere
Voglio mangiare il mondo
voglio te. E te. E te. E te.
Voglio l’impossibile
voglio parlare con te
seduto in un tavolo
in mezzo all’universo
dove il tempo è fermo
e ti guarda.
Voglio liberarmi dal corpo
voglio essere quelle tre battute
e quello sguardo, sempre.
Non si può?
Non mi interessa. Chi l’ha detto?
Sono Riccardo,
non dico il cognome, ma me lo porto dietro
come l’albatross appeso al collo
come un gabbiano
come una croce
Tempo fa ho avuto una visione
di un ultimo grande concerto
di un ultimo urlo
che ho fatto
Sono vivo
e vi amo, tutti
un giorno arriverà
questo ultimo concerto
questo ultimo bacio in fronte
e poi luce
e poi, chissà
Riccardo cosa importa
davanti all’amore
ed al mondo
Vi ringrazio
per tutto.

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